ROAMING. START UP

Maggio 2008, OFFICINE CREATIVE (EX VARGOMMA), BARASSO

Cesare Biratoni, Ermanno Cristini, Maria Crosti, Vito Scamarcia, Luca Scarabelli

Foto: Vincent Berg

Web: Reebot

A cura di Alessandro Castiglioni 

Questo primo appuntamento del progetto Roaming nasce come una sorta di messa a punto, una prova generale. Negli spazi delle Officine Creative di Barasso si modella una mostra silenziosa, nascosta, atta a  valorizzare i gli spazi vuoti e gli elementi interstiziali propri della situazione espositiva.

Un continuo dialogo tra l’oggetto e lo spazio, fusi perfettamente dalla lente di Vincent Berg.

 

Cesare Biratoni presenta due lavori estremamente delicati e poetici. Non solo una pittura di realtà la sua ma una ritrattistica psicanalitica e densa di significato, attenta alle espressività dei volti come alle posizioni dei corpi di queste giovani ninfe avvolte dal colore.


Leit motiv del progetto, installazione che nel riproporsi delle mostre andrà ad ampliarsi sempre più è Butterfly effect, opera di Ermanno Cristini. L’artista stesso parla dell’intervento come di un’installazione in continuo mutamento, nata senza progetto, e che, vera e propria metafora  di Roaming, lega la vita effimera di una farfalla a quella dei nostri eventi che vivono il breve arco di una giornata.


Maria Crosti per le Officine Creative ha selezionato una serie di silenziosi paesaggi urbani. In realtà dei veri e propri ritratti di Milano, la nuova Milano, quella dei grossi cantieri in costruzione e delle periferie industriali abbandonate e dimenticate. Una  poesia narrativa ed esistenziale.


Gli interventi scultorei di Vito Scamarcia sono macchine celibi possenti ed insensate, enormi lanterne che ondeggiano leggere appese al soffitto e compaiono improvvisamente appoggiate a muri scrostati di cemento armato o fanno capolino fuori da porte e finestre, sospesi tra le tegole e le ciminiere del plesso industriale.  


Le opere di Luca Scarabelli sono caratterizzate da una profonda matrice concettuale, risignificano i più semplici oggetti della nostra quotidianità fino a ribaltarne l’utilità ed il significato, ci inducono un profondo senso di  spaesamento. Piccole sfere avvolte da tessuto e lasciate in mezzo ai lunghissimi corridoi delle Officine, come dimenticati, abbandonati lì per caso, relitti ermetici di un passaggio.