ROAMING. REPETITA IUVANT

Giugno 2008, ASSAB ONE, MILANO

Cesare Biratoni, Elisa Bollazzi, Enrica Borghi, Sergio Breviario, Ermanno Cristini, Maria Crosti, Michele Lombardelli, Mme Duplok, Manuela Martines, Giancarlo Norese, Vito Scamarcia, Luca Scarabelli, Elisa Vladilo

Foto: Agostino Osio

Web: Reebot

 A cura di Alessandro Castiglioni

Roaming afferma la propria presenza attraverso la sparizione. Scompare tutto, dagli spazi canonici per l’allestimento delle opere d’arte fino alle didascalie che rendono riconoscibili i lavori dei diversi artisti e infine, dopo solo un giorno… scompaiono le opere stesse.

Anche se a ben vedere non stiamo parlando di una vera e propria scomparsa, sarebbe meglio considerarla infatti, come una sorta di passaggio di stato. La mostra vera e propria, per intero, passa dallo stato reale a quello virtuale, si dematerializza e si proietta nel web. Non solo, paradossalmente il sito di roaming restituirà una visita alla mostra più completa, più approfondita, più precisa. Il virtuale che completa il reale, la mostra on line, più chiara, ricca di ipertesti, approfondimenti e collegamenti; per di più vista da un occhio particolare e privilegiato, quello del fotografo  Agostino Osio.

Oltre a questo percorso di sparizione e metamorfosi, roaming afferma la propria presenza continuando a riproporsi, a ripresentarsi in luoghi e spazi sempre diversi. Un’operazione dunque reiterata, ripetuta, riproposta, alla continua ricerca di nuovi spazi attraverso le medesime dinamiche, nelle diverse mostre.

 

Gli artisti presenti ad Assab One sono stati invitati a riflettere attorno a queste due proposte e presentare le proprie suggestioni in relazione a questa dimensione  spaziale e concettuale, la ripetizione nella sparizione, l’interstizio, l’azione segreta, l’identità rinnovata.

Spostandosi tra i diversi ambienti di Assab One incontrerete così gli enigmatici silos di Vito Scamarcia, possenti totem che celebrano lo spazio industriale in cui ci troviamo. Legati a questa dimensione anche i delicati disegni che Maria Crosti dedica a Milano, in realtà veri e propri ritratti di questa città, in cui cantieri perenni e periferie abbandonate sembrano definirne il paesaggio. Dialogano con questi  i quadri di Cesare Biratoni, ritratti segnati da particolare ricercatezza stilistica e profonda caratterizzazione psicologica.

Più ermetici gli oggetti, abbandonati quasi per caso, defunzionalizzati e riassemblati, di Luca Scarabelli; in egual misura i disegni di Sergio Breviario ci propongono un universo criptico e suggestivo, fatto di denti che ingrassano e  volti attoniti che compaiono tra le crepe delle pareti. La stessa tensione è percepibile nei lavori fotografici di Michele Lombardelli, costruiti, come dice l’artista stesso, “attraverso elementi distanti e discordanti che creano una nuova simmetria ed una differente possibile comprensione ma definitivamente senza apparente modo di comprensione”.

Una vocazione più ambientale hanno gli interventi appositamente progettati per questo spazio espositivo, come le vetrate di Elisa Vladilo dove la riflessione sulla sparizione propria di Roaming, rivive attraverso la metafora della trasparenza, e come l’installazione “subacquea” di Mme Duplok, contemporaneamente citazionista ed irriverente ( qualcuno di voi è mai andato a caccia dello squalo di Damien Hirst?). Sempre site specific è l’intervento di Enrica Borghi: un groviglio di fragili rose in alluminio dona una nuova vita all’ingombrante macchina per la stampa che domina lo spazio coperto di Assab. Proseguendo ecco il museo portatile ed invisibile Microcollection, che dedica il proprio intervento a Giulio Paolini, ricordandoci, a proposito, che, come disse il maestro, “ l’arte, come la vita, non può che ripetersi, illudendosi di cambiare.”

Di matrice concettuale sono anche le opere di Giancarlo Norese, un inquietante pacco-bomba che emette un suono stranamente familiare ed un’installazione dalla radice più malinconica ed esistenziale. Infine, l’installazione che nel riproporsi del progetto sarà sempre presente, andando ad ampliarsi sempre più : Butterfly effect, intervento di Ermanno Cristini. L’artista stesso parla dell’opera come di un’installazione in continuo mutamento, nata senza progetto, e che, vera e propria metafora  di Roaming, lega la vita effimera di una farfalla, quella dei nostri eventi che vivono il breve arco di una giornata. Il lavoro è accompagnato da un’opera di Manuela Martines che ha progettato un lavoro a pavimento, ispirato alle farfalle di Cristini, che dà corpo ad una sorta di “cataclisma sentimentale”, in omaggio al principio della teoria del caos secondo il quale il battito d’ali di una farfalla produce un cataclisma dall’altra parte del globo.

I quadri di Cesare Biratoni sono ritratti segnati da particolare ricercatezza stilistica e densa caratterizzazione psicologica. Che si tratti del proprio autoritratto leggero e profondissimo, o di un fugace nudo di giovane, lo sguardo curioso e indagatore del pittore è forte e riconoscibilissimo.


Microcollection è un museo portatile ed invisibile, costituito da mirco frammenti di opere d’arte. Per l’occasione, la direttrice del museo Elisa Bollazzi,  propone una micro-mostra dedicata a Giulio Paolini, ricordandoci, a proposito, che, come disse il maestro, “ l’arte, come la vita, non può che ripetersi, illudendosi di cambiare.”


Site specific è anche l’intervento di Enrica Borghi che come sempre utilizza materiali, spesso di scarto,  della nostra quotidianità, recuperati per conferire loro una differente identità: qui un groviglio di fragili rose in alluminio dona una nuova vita all’ingombrante macchina per la stampa che domina lo spazio coperto di Assab.


I disegni di Sergio Breviario ci propongono un universo criptico e suggestivo, fatto di denti che ingrassano e  volti attoniti che compaiono tra i muri scrostati. Entrano in profonda relazione con gli ambienti dello spazio industriale, apparendo come piccoli interventi gemmati ed immediatamente mimetizzatisi tra le crepe delle pareti.


L’installazione che nel riproporsi del progetto è sempre presente, andando ad ampliarsi sempre più è Butterfly Effect di Ermanno Cristini, qui composta da 210 elementi. Si tratta di un’opera in continuo mutamento, nata senza progetto, e che, vera e propria metafora  di Roaming, lega la vita effimera di una farfalla a quella dei nostri eventi che vivono il breve arco di una giornata.


Legati ad una dimensione  precaria e mutevole, i disegni che Maria Crosti dedica a Milano, in realtà sono  veri e propri ritratti di questa città, in cui cantieri perenni e periferie abbandonate sembrano definirne il paesaggio.


Una misteriosa tensione è percepibile nei lavori fotografici di Michele Lombardelli, costruiti, come dice l’artista stesso, “attraverso elementi distanti e discordanti che creano una nuova simmetria ed una differente, possibile, comprensione ma, definitivamente, senza apparente modo di comprensione”.


Intervento site- specific del collettivo Mme Duplok è contemporaneamente citazionista ed irriverente. Paradossalmente uno spazio industriale viene trasformato in una sorta di enorme acquario ed all’interno messo a nuotare un sub armato di fiocina …beh… a qualcuno di voi sarà pur capitato di andare a caccia dello squalo di Damien Hirst…


Manuela Martines ha progettato un lavoro a pavimento, ispirato alle farfalle di Cristini, che dà corpo ad una sorta di “cataclisma sentimentale”, in omaggio al principio della teoria del caos secondo il quale il battito d’ali di una farfalla produce un cataclisma dall’altra parte del globo.


Gli interventi di Giancarlo Norese sono operazioni concettuali che nascono dalla stretta relazione con la quotidianità dell’esperienza di tutte le persone: come un inquietante pacco-bomba che emette un suono stranamente familiare (è forse l’inno di Forza Italia …quello che sentiamo?),  ed un’installazione dalla radice più malinconica ed esistenziale, dedicata ai propri amici di un tempo.


Gli enigmatici silos di Vito Scamarcia sono possenti totem, elementari ed arcaici, che celebrano lo spazio industriale in cui è allestita la mostra.


Sempre più ermetici gli oggetti, abbandonati quasi per caso, defunzionalizzati e riassemblati, di Luca Scarabelli, sono nascosti tra gli spazi (ed anche le persone) presenti ad Assab. Semplicità delle forme e rapporti quasi geometrici si instaurano tra i diversi elementi di questo discorso  di cui non sappiamo come e quando sia iniziato né dove e quando finirà


L’intervento appositamente progettato per questo spazio da Elisa Vladilo è sia un progetto sul rapporto tra i diversi elementi dell’ambiente espositivo sia una riflessione sulla sparizione e l’immaterialità  propria di roaming, che rivive attraverso la metafora della trasparenza delle vetrate.