HOW SOON IS NOW

Novembre 2009, MESTNA GALERIJA, NOVA GORICA (SLO)

Matteo Attruia, Primož Bizjak, BridA (Tom Kerševan, Sendi Mango, Jurij Pavlica), Rita Canarezza & Pier Paolo Coro, Ermanno Cristini, Oppy De Bernardo, Kensuke Koike, Anja Medved, Jernej in Ivan Skrt, Valentina Vetturi

Foto: Jernej Skrt

Web: Reebot

A cura di Alessandro Castiglioni, Pavla Jarc, Sendi Mango 

Nel suo continuo ripetersi e spostarsi, Roaming dedica gran parte della propria ricerca al rapporto tra realtà e racconto, tra  istantaneità e continuità, tra la fruizione tempestiva di mostre precarie e la vita sospesa e immateriale della loro documentazione.

In linea con questo orizzonte di ricerca la mostra How soon is now riflette su una particolare declinazione di questa dinamica: la capacità narrativa dell'istante e la sua permanenza nel flusso del tempo. Elementi di questa ricerca, sono la traccia, il passaggio, lo spostamento e la transitorietà, intesi come ineludibili tratti della nostra contemporaneità.

La domanda, se l'istante possa essere effettivamente un'inafferrabile paradosso, compresso tra passato e futuro, una sospensione dotata di valore euristico, oppure solo una metafora della nostra più stringente attualità,  e se il primo per darsi non debba inglobare il secondo, è lo spazio in cui si muovono le indagini dei singoli artisti invitati a prendere parte alla mostra.

The artist Matte Attruia has certainly been here è una dichiarazione, all’apparenza tautologica, che compare all’ingresso del museo, su un pannello di led a scorrimento. Questa sorta di statement, scelto dall’artista come traccia di una presenza-assenza (proprio perché l’artista sapeva bene di non poter essere fisicamente presente il giorno della mostra) allo stesso tempo rivela e mette in crisi la potenza assertiva e conoscitiva del linguaggio e della narrazione, rispetto alla comprensione della realtà.


Primož Bizjak lega la riflessione sull’istante al rapporto tra il fulmineo scatto fotografico e la lenta fruizione di un’immagine. In mostra è infatti esposto un lightbox nato da una diapositiva (realizzata per una stampa in grande fomato) dove tutti i dettagli, del rudere di un ex carcere franchista di Madrid, ad altissima definizione, restituiscono un esito, straniante, particolarmente intenso, quasi iperreale.


Il lavoro di Brida è prevalentemente dedicato alla ricerca relazionale legata ai new media. In questo senso la collaborazione con Roaming, a partire dall’organizzazione stessa della mostra, è stata fondamentale, anche sul piano teorico. E l’opera scelta con gli artisti per la mostra è un progetto tanto semplice quanto immediato e potente. Fisicamente, all’interno di uno schermo, su cui gira il video di una mosca che si muove, sono state incastrate delle vere fette di prosciutto che creano in questo modo, un ironico cortocircuito percettivo. Lo spettatore infatti non è in grado di distinguere gli elementi reali da quelli virtuali, all’interno di questa straniante realtà dove irriverenza e linguaggio si mescolano perfettamente.


Pier Paolo Coro e Rita Cannarezza presentano per questo appuntamento di Roaming dedicato all’inafferrabilità dell’istante e alla sua continua mutazione, due progetti sviluppati proprio in coincidenza della mostra. L’idea è quella di conferire una natura processuale e in divenire  all’istante, inteso come dinamica e continua necessità di ridefinizione del reale.

I due progetti presentati hanno a che vedere con una pratica legata a processi di tipo relazionale e dalla matrice documentaria.

Il primo di questi, Hairdresser, è un progetto di indagine sociale condotto (in località particolarmente significative, come per l’appunto Nova Gorica, città di confine e letteralmente divisa in due con la contigua Gorizia) attraverso dialoghi ed interviste sviluppate con i parrucchieri del luogo. Per l’occasione questi incontri si sono svolti nella giornata stessa della mostra, riportando poi presso il museo, una serie di appunti ed immagini del lavoro svolto.

Il secondo progetto è Little Constellation: un'altra piattaforma di lavoro che gli artisti (originari di San Marino) stanno sviluppando da tempo; una ricerca dedicata all’attività artistica contemporanea nelle micro-realtà geoculturali e piccoli stati d’Europa, di cui a Nova Gorica presentano del materiale di documentazione.


Ermanno Cristini presenta per How soon is now due installazioni. Il primo intervento, caratteristico ormai di ogni appuntamento di Roaming, quasi come un logo, è Butterfly Effect, qui in un allestimento di 70 elementi.

L’altro, progettato appositamente per l’occasione, è parte di una più ampia riflessione dedicata alle "Off Cells", ovvero legata alla capacità di visione e ciò che questa comporta. In questo caso l’individuazione di aree d’interesse visivo e la messa in crisi dei meccanismi di riconoscimento sono alla base di questo articolato progetto di cui qui vediamo appunto un  primo esito.


Oppy De Bernardo presenta una piccola installazione, una scultura cinetica asciutta e minimale, dall’aspetto enigmatico e misterioso. Questa strana scatola nera, coperta da una vernice lucidissima, si muove, in modo impercettibile, con lentezza e costanza. Lo spettatore è spiazzato di fronte a questa scultura poiché non è in grado di capire chiaramente se essa si muova oppure no: forse solo fissando attentamente lo stesso punto si scorge un leggero spostamento, ma è già troppo tardi per accorgersene


Kensuke Koike ha realizzato un intervento appositamente pensato per questa mostra. Esso riflette ed amplifica la questione dell’istante, tema dell’evento, e la frattura, anche temporale, tra messa in mostra fisica e messa in mostra virtuale, caratteristica di Roaming.

Kensuke ha infatti progettato di realizzare, produrre e montare un video durante la durata di inaugurazione della mostra. Video, non visibile dal pubblico presente alla serata, ma fruibile esclusivamente in questa pagina, nella sua natura più effimera e digitale, come dice l’artista stesso: prova a prenderlo dunque, se ci riesci.


Anja Medved è un’artista slovena che si occupa di video arte e videodocumentari. L’installazione presente in mostra mescola questi due linguaggi proponendoci una serie di accurate riprese di paesaggi, desolati e sempre uguali a se stessi, che si avvolgono, senza soluzione di continuità, attorno ad una colonna del museo, riferendosi ad un tempo circolare, interiore e dalla forte valenza esistenziale.


Il progetto di Jernej e Ivan Skrt è un articolato racconto biografico costruito per immagini. Passando attraverso Lubiana, Parigi e New York i due artisti raccontano una quotidianità che si svuota di capacità narrativa per diventare pura immagine.


La performance di Valentina Vetturi si collega, in modo emblematico al tema dell’istante muovendosi contemporaneamente su due strade.

Innanzitutto la performance dell’artista: una fulminea frase sussurrata all’orecchio dei visitatori della mostra, colti così di sorpresa e disorientati.

Poi lo spunto di riflessione proposto dall’artista: la frase pronunciata da Valentina “Il segreto sta nel tenere ben ferma la testa in modo che il colpo cada preciso la morte arrivi in un attimo e il condannato non soffra” è infatti tratta dalle memorie del boia francese Fernand Meyssonnier. Attraverso queste parole l’artista sembra volerci dire che l’istante è anche una questione di vita o di morte, con un pizzico di divertita ironia.