CITTÀ SOTTILI

Aprile 2009, STAZIONE ROGERS, TRIESTE

Pier Luigi Calignano, Ermanno Cristini, Andrea Nacciarriti, Jorg Nittenwilm, Elisa Vladilo

Foto: Mario Sillani Djerrahian

Web: Reebot

A cura di Alessandro Castiglioni 

L'idea di precarietà è paradossalmente una delle caratteristiche nodali del progetto Roaming. Questa precarietà si manifesta, all'interno dei diversi eventi, in molteplici forme: il rapporto con lo spazio espositivo, la breve durata degli eventi, l'instabilità della dimensione della rete, tanto per citarne alcuni.

In questo nuovo appuntamento, ad ogni artista invitato è stato chiesto di riflettere proprio intorno ad elementi quali mutevolezza e precarietà, concentrandosi innanzitutto sul rapporto con il particolare spazio espositivo. Stazione Rogers è infatti un edificio industriale, disegnato dal famoso architetto (da cui l'attuale nome), recentemente convertito in spazio dedicato all'arte contemporanea.

Questa idea di sospensione, equilibrio, fragilità e mutevolezza è anche un riferimento ad uno dei testi che più hanno influenzato le arti visive del nostro tempo: Le città invisibili di Italo Calvino.  In particolare ho voluto citare le Città Sottili dove il paradosso di spaesamento e precarietà spaziale si sente in modo più distinto, che sia tra le città costruite tra pozzi e tubature sospese o tra palafitte e ragnatele.

 

STAZIONE ROGERSì prende il nome dall’architetto Ernesto Nathan Rogers ed è uno dei più originali centri di attività e informazioni culturali del Nord Est. L'edificio  è stato progettato agli inizi degli Anni Cinquanta dallo studio milanese BBPR ed è una piccola gemma dell'architettura contemporanea italiana.

Per l'edificio destinato a erogare la benzina "Aquila" a Trieste E. N. Rogers pensò una forma spaziale inconfondibile: un'onda leggera per la copertura sospesa su pilotis, molto vetro per le tre sale identiche ma slittate di una mezza lunghezza, l'uso dei soli colori "aziendali". Di questa forte caratterizzazione segnaletica STAZIONE ROGERS ha fatto tesoro trasformando il distributore di carburante in un inedito distributore di cultura.

Sette studi sul movimento dell’acqua è un intervento scelto insieme all’artista appositamente per questa mostra. L’installazione ripercorre alcuni degli elementi caratteristici della ricerca di Calignano: la forma, quasi archetipica, della ruota a cui viene abbinata una inconfondibile decorazione dalla particolare potenza visiva. Ne risulta così una sorta di variazione sul tema dove alla rigorosa geometria viene conferita instabilità e mutevolezza, morbida e ineffabile, da strutturare secondo possibilità differenti, proprio come l’acqua che deve la propria forma al contenitore che vuole ospitarla.


Continua la presenza, volta per volta riallestita e riprogettata, di Butterfly Effect, traccia stabile nel costante mutamento di Roaming. L’installazione, nata senza uno specifico progetto, lega la vita effimera di una farfalla a quella degli eventi  di Roaming che vivono il breve arco di una giornata. In questo caso i 70 elementi che compongono l’installazione marcano la presenza rilevante del vetro nell’architettura della stazione disegnata da Rogers.


Details è un’installazione site specific pensata, attraverso strutture leggerissime, in relazione alla peculiare natura architettonica propria dello spazio espositivo. L’artista ha così scelto una serie di giraffe porta microfono a cui applicare delle piccole torce elettriche, accese, puntate verso particolari spigoli, pieghe, interstizi, curve e superfici; appunto, dettagli architettonici della Stazione. La flebile luce emessa dalle lampadine, poi, inizialmente invisibile a causa della naturale luminosità dell’ambiente, si è lentamente palesata col passare delle ore e l’arrivo del buio.


Gli interventi di Jorg Nittenwilm sono stati progettati dall’artista per l’occasione, ispirandosi alle tematiche attorno cui la mostra Città Sottili è nata. Interventi minimali che toccano differenti idee e parlano di precarietà, equilibrio, lento fluire del tempo e discreto rapporto con lo spazio. Forme ermetiche ed essenziali caratterizzano questo lavoro, in continuo bilico tra poesia ed enigma.


Le installazioni di Elisa Vladilo nascono sempre in relazione allo spazio in cui vengono inserite. Il cappello di Paperino è un intervento surreale che nasce dall’assimilazione della forma di Stazione Rogers a quella del cappello del famoso personaggio dei cartoni animati. Unico dettaglio mancante: la piccola coda gialla che caratterizzava il particolare berretto. Ecco che allora l’artista, con divertita fantasia, applica alla struttura espositiva… questo inaspettato dettaglio.