CANTIERI

Settembre 2009, NEON>CAMPOBASE, BOLOGNA

Bastiaan Arler, Ermanno Cristini , Giovanni Ferrario, Sergio Limonta, Fabio Sandri , Lidia Sanvito, Paolo Toffolutti

Foto: Gianni Schicchi

A cura di Alessandro Castiglioni 

Come accade per ogni evento, la mostra approfondisce alcuni aspetti caratteristici del progetto Roaming. Cantieri sviluppa l’idea di mobilità e destrutturazione, attraverso l’immagine appunto di un cantiere paradossalmente precario.

Il cantiere è infatti “un tessuto strutturale, o un corpo – una struttura intermedia, capace di assemblare agglomerazioni eterogenee di spazio, programma e percorso. E’ in grado di assumere molte forme, nel senso che la struttura può cambiare adattandosi allo spazio a cui dà luogo, attraverso la modifica della rete, l’aumento dei punti di snodo, il cambiamento delle superfici dell’involucro o del riempimento.” (in Jesse Reiser and Nanako Umemoto: Recent Work, Columbia Documents of Architecture and Theory, 1997.)

Il cantiere è poi anche  il luogo in cui l’opera vede la sua costruzione, capace di sintetizzare le fasi di preparazione e realizzazione, permettendo così di focalizzare il proprio interesse attorno alla processualità, le dinamiche di trasformazione e metamorfosi che caratterizzano, anche a livello più generale, gli appuntamenti di Roaming.

I progetti degli artisti invitati rifletteranno dunque attorno a questi temi trasformando gli spazi di neon>campobase in un reticolo permeabile e aperto, in continua messa in discussione e ridefinizione.

The end of Duality  nasce come un multiplo dove su del nastro adesivo giallo è stampata, senza soluzione di continuità, la disorientante asserzione “the question is the answer is the questioni s the answer…” annullando così la rigida dualità implicita nella relazione domanda – risposta.

In occasione di Roaming, Bastiaan Arler ha progettato uno specifico intervento che, partendo dai presupposti appena citati, andasse ad esplicitare, visualizzare e rendere visibile la struttura concettuale e relazionale su cui la mostra è stata costruita. Per fare ciò l’artista ha mappato lo spazio della galleria incollando lo scotch sui pavimenti e i muri di neon>campobase, costruendo una sorta di rete percorribile, capace di esplicitare contatti relazioni tra i diversi elementi presenti in galleria.


Cantieri è una mostra dedicata al disvelamento di strutture e meccanismi di differenti processi artistici e dinamiche creative. Ecco che dunque per l’occasione è proposta una versione inedita di Butterfly Effect. Infatti, al posto delle farfalle che solitamente compongono l’installazione, troviamo una piccola cartelletta trasparente i cui sono contenute le diverse parti e i differenti materiale progettuali, utili alla successiva costruzione di ogni modulo dell’intervento.

Accanto un lavoro del recente ciclo delle Off-Cells, un tentativo di frequentare il silenzio delle immagini lasciandosi attraversare dal loro corpo.


Giovanni Ferrario

Il video presentato da Giovanni Ferrario è una sequenza di delicate immagini che si susseguono una dopo l’altra, presentando una serie di piccole margherite, spezzate, intrecciate, scomposte e ricomposte. Le immagini, scansioni digitali, suggeriscono un racconto intimo e privato, costituito da un sapente equilibrio tra composizione e casualità, natura e artificio, dinamica processuale e composizione estetica.


Sergio Limonta

L’opera di Sergio Limonta ci porta all’interno di un universo visivo fatto di materiali quotidiani ed equilibri precari. Questa scultura, questo monumento alla fragilità e transitorietà dei materiali si lega in modo diretto a questa idea di cantiere, luogo del flusso, del cambiamento della mobilità.


Fabio Sandri

L’opera di Sergio Limonta ci porta all’interno di un universo visivo fatto di materiali quotidiani ed equilibri precari. Questa scultura, questo monumento alla fragilità e transitorietà dei materiali si lega in modo diretto a questa idea di cantiere, luogo del flusso, del cambiamento della mobilità.


Lidia Sanvito

L’opera di Lidia Sanvito è legata ad una riflessione sulla rimodulazione dello spazio e la sua relazione con gli oggetti e le forme geometriche archetipiche.

Nello specifico la vetrata della galleria sembra tagliare in due un parallelepipedo di gomma piuma, misteriosamente sospeso tra interno ed esterno, proiettando così, una parte sull’altra, una densa ombra che modifica la nostra percezione dell’oggetto stesso.


Paolo Toffolutti

L’intervento di Paolo Toffoluti si posiziona sul sottile confine dell’evanesceza. L’artista infatti bagna un’intera parete della galleria Neon, con della semplice acqua la quale, nel suo lento ed inesorabile asciugarsi, è capace di rendere il muro bianco vivo e in continuo (e pressoché invisible) mutamento.